Poeti

Poesiafestival 2013

Lectio magistralis di Umberto Piersanti















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ebook on line totalmente gratuito

81 Poeti  - 162 Poesie a tema libero

Grazie a tutti per il successo di questa antologia di poesia contemporanea!










dal PoesiaFestival Unione Terre di Castelli

lezione magistrale di poesia

Vivian Lamarque:



Teatro Fabbri - Vignola 26-09-2012



Una volta in una scuola elementare un ragazzo mi ha detto “ma che poesie sono le sue? si capisce tutto!” era abituato alla poesia da analizzare, alla parafrasi, per fortuna che ogni tanto uso per rispondere questo saggio di Calvino sulla difficile facilità, tratto dalle lezioni americane, devo molto a Calvino perché tutte le volte che mi irridono lo cito… 

… All’esame di ammissione alle scuole medie sono stata rimandata in italiano, e quando mia madre è andata a chiedere gli hanno risposto “perché il tema era puerile!” … figuratevi questo lo dicono a me adesso che ho quasi 70 anni… pensate a 9 anni quanto potevo essere puerile… 

Quando mi chiedono di parlare della mia poesia o della poesia in genere vedo come una piccola finestrella dalla quale immediatamente fugge subito la poesia, come se fosse un gatto che non sopporta le chiacchiere, quando in casa c’è troppa gente, e sgattaiola in un’altra stanza.

La poesia preferisco leggervela, del resto anche Wisława Szymborska quando prese il Nobel nel 1996, molti sottoconsiderandola, non conoscendola, Szymborska ha scritto dei versi famosi e a chi gli chiedeva che cos’è la poesia, una domanda che a noi fanno spesso e che mi viene voglia di rispondere… leggila!! leggila una volta!! 

Szymborska rispondeva così: 

Che cos’è la poesia?



Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo

come all’ancora di un corrimano.



citazione da:

Ad alcuni piace la poesia



Ad alcuni -

cioè non a tutti.

E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.

Senza contare le scuole, dove è un obbligo,

e i poeti stessi,

ce ne saranno forse due su mille.



Piace -

ma piace anche la pasta in brodo;

piacciono i complimenti e il colore azzurro,

piace una vecchia sciarpa,

piace averla vinta,

piace accarezzare un cane.



La poesia -

ma cos'è mai la poesia?

Più d'una risposta incerta

è stata già data in proposito.

Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo

come alla salvezza di un corrimano.



Wislawa Szymborska 




Alcune traduzioni riportano invece di ancora… salvezza… e qui si aprirebbe tutto il discorso sulle traduzioni… 



Questa finestrella dalla quale la poesia sembra che fugga quando la si nomina troppo è anche la finestrella che mi richiama quella di alcune case del nord Europa in cui costruiscono delle finestrelle minuscole sotto il tetto a punta affinché ne possa uscire l’anima nel giorno in cui il proprietario di casa dovrà traslocare nell’aldilà, è proprio una finestrella per l’aldilà.



La parola aldilà mi ricorda il mio gatto Ignazio e dal libro Poesie per un gatto vi leggo alcuni versi… è un libro sul dialogo fra me e lui; era fissato su alcuni argomenti, uno erano i croccantini… la dipendenza, le ansie che teneva a bada con i croccantini, l’altro tema forte suo erano le domande sull’aldilà… cercherò di fare le due voci, inizia lui a parlare



- Ripeto la domanda (perché me la ripeteva continuamente) 

ci sarà o non ci sarà

questo aldilà?

- Forse Ignazio

non lo so.

- Come non lo sai?

- Ma sì, vedrai

è come una specie di giardino,

si diventa tutti erba, fiori.

- Fiori? un fiore io??? Mai!!!
- E perché? essere un fiore è un onore
non lo sai?



Adesso vi leggo la poesia che ho scritto più elementare di tutte, tant’è vero che il Comune di Milano anni fa, volendo avvicinare il cittadino alla poesia fece affiggere dei manifesti con versi di poeti scegliendo fra le più accessibili e delle mie scelse questa, il primo mio amore, e lì ho scoperto che anche le poesie “facili” avrebbero bisogno delle note a piè pagina come le altre, dopo vi dico la nota che farei per questa poesia.



Il primo mio amore 



Il primo mio amore

erano due.

Perché lui aveva un gemello

e io amavo anche quello.



Il primo mio amore erano due uguali

ma uno più allegro dell’altro

e l’altro più serio a guardarmi

vicina al fratello.



Alla finestra di sera stavo sempre con quello

ma il primo mio amore, il primo mio amore erano due

lui e suo fratello gemello.



la nota che vorrei a piè di pagina sarebbe questa: ricordiamo che la poetessa a 10 anni ha scoperto di avere due madri.

Basterebbe questo, il numero due delle madri e … i due gemelli… questo amore doppio che mi ha seguito per tutta la vita… zero padri e in compenso due madri.




Vorrei citare Ritsos, mi piace tanto questo verso di Ritsos che dice 

I poeti sono gli inconsolabili consolatori del mondo.



Vi leggo una poesia intitolata cicatrici perché qui tra voi ci sono anche degli amici, … è indirizzata agli amici miei … coetanei… 



Cicatrici



Con gli anni i miei amici 

sono diventati tutti ricamati

puntini metallici precisi, delicati, 

li hanno qua e là cuciti e ricuciti,

chi all’addome, alla gola,

chi al ventre, agli occhi, alla mano,

chi sul petto, proprio dove sotto

gli batte il cuore.

Al mare, alla bella luce del sole,

come risplendono le care cicatrici
dei miei amici.



poi vi leggo un paio di inedite, fan parte di una serie diciamo ospedaliera…

dedicata ad una delle mie due mamme



Altro che la visione delle immacolate vette dell’Himalaya,

altro che le meraviglie dei vulcani in ripresa di attività,

altro che da una sponda osservare le maestose cascate come nel film Niagara,

affacciata dalla sponda del tuo letto d’ospedale

la visione della candida collina del lenzuolo

che i faticosi respiri fanno sollevare, abbassare, sollevare,

nella bianca camicia un ricamo traspare,

trema un bottone di madreperla in precario equilibrio,

poco tiene il nodo del filo,

quieto luccica il termometro tiepido sul comodino posato,
luccica come un’aurora di un tramonto il rosa della flebo,
nel sacchetto sembra d’oro l’urina,
nell’autunno lo scialle bianco fa da collina
coperta di neve, tanta neve,
infatti stai cercando di formare la frase
“che freddo qui, che freddo che fa”.



Macramè



Con questo sole avresti messo il cappello di paglia

e saremmo andate al mercato, al banco dei fili da ricamo

dove sempre vantavo i tuoi novantasei anni

e dove loro sempre rispondevano

“ma come li porta bene signora!”

e tu ti schermivi e accostavi le spolette color avorio

ai pizzi macramè avuti in dono

e li esaminavi per bene sotto il raggio del sole,

lui sostava dorato e paziente sul banco finchè sceglievi, 

finchè “prendo questa” dicevi.


Cucivi



Cucivi così bene e saldamente

come col fil di ferro,

i miei punti invece

più andata non tengono niente,

sbaglio spolette, imbastiture, 

gli aghi cadono, i nodi si muovono, 

i bottoni appena attaccati si staccano,

gli orli ondeggiano, 

come scuoteresti la testa, 

tu andata mi si è scucito il guardaroba,
il mondo.



Ora leggo tre poesie dall’Oscar Mondadori

una è 



Poesia illegittima



Quella sera che ho fatto l'amore

mentale con te

non sono stata prudente

dopo un po' mi si è gonfiata la mente

sappi che due notti fa

con dolorose doglie

mi è nata una poesia illegittimamente

porterà solo il mio nome

ma ha la tua aria straniera ti somiglia

mentre non sospetti niente di niente
sappi che ti è nata una figlia.



Non so perché ma questa poesia piace sempre, forse perché io sono illegittima.. quindi poesia illegittima.



dalla sezione cercasi, stavo cercando casa, sapete che la poesia nell’ultimo secolo fa molto uso del linguaggio quotidiano, anche del linguaggio tecnico, cercasi è la scritta sui cartelli… chi si accinge a scrivere una poesia pensa che una poesia vada scritta con parole poetiche soltanto, solo gabbiani, tramonti, lacrime, batticuore, mentre invece la poesia si nutre del linguaggio vivo, per esempio nella mia poesia c’è più bancomat che gabbiani… 



Cercasi casa



cercasi casa con sole

con sole fin dal mattino

casa con dentro un bambino

con madre con padre

secondo te a chi assomiglia?

cercasi casa

con dentro famiglia.



Adesso vi leggo forse la mia poesia preferita, l’ho scritta quando ho trovato casa, era una casa che guardava su una caserma, per questo sentirete parlare di tromba dei soldati, perché tutte le mattine alle 8 venivo svegliata dall’inno Fratelli d’Italia.

Avevo visto, a me piace molto stare alla finestra, sono una delle poche che ancora ci vanno… ci va chi deve fumare, che viene cacciato, sul balcone o alla finestra, io e pochi altri che io lavoro in casa e voi no… ecco, stando alla finestra avevo visto un condomino che veniva portato via dall’ambulanza e il giorno dopo l’ho visto ritornare a casa.



Condomino



Cammino piano, qua sotto

al terzo piano dorme un condomino

morto. E' tornato morto stasera

dall'ospedale, gli hanno salito

le scale, gli hanno aperto la porta 

anche senza suonare, ha usato 

per l'ultima volta il verbo entrare.

Ha dormito con noialtri condomini

essendo notte sembrava a noi uguale

ha dormito otto ore ma poi ancora
e ancora e ancora oltre la tromba
mattutina dei soldati, oltre il sole
alto nel cielo, ora che noi ci muoviamo
non è più a noi uguale. E' un condomino
morto. Scenderà senza piedi le scale. 
Era gentile, stava alla finestra 
aveva un canarino, aveva i suoi millesimi
condominiali, guarda gli stanno spuntando
le ali.



n.d.r. magnifica!!!



direi di chiudere con una poesia dedicata a Giorgio Caproni che ho scritto in treno, sapete che alcune persone soffrono sedendosi nella direzione opposta a quella del treno, non si sentono bene, ed ho scritto questa poesia



a Giorgio Caproni



Se sul treno siedi al contrario

con la testa girata di là

vedi meno la vita che viene

vedi meglio la vita che va.




GRANDE VIVIAN!







Le cose (di Jorge Luois Borge)

Il bastone, le monete, il portachiavi,
la docile serratura, i tardivi
appunti che non leggeranno i pochi giorni
che mi restano, le carte da gioco e la scacchiera,
un libro e fra le sue pagine l’avvizzita
violetta, monumento di una sera
di certo indimenticabile e già dimenticata,
il rosso specchio occidentale dove arde
un’illusoria aurora. Quante cose,
lime, fogli, atlanti, bicchieri, chiodi,
ci servono come tanti schiavi,
ciechi e stranamente silenziosi!
Dureranno di là del nostro oblio;
non sapranno mai che ce ne siamo andati.

traduzione di Lucio Riva
in foto opera di Lucio Riva






Il racconto della bustina (2012 di Lucio Riva)

A circa metà del settecento, a Parigi, un giovane signore, si era innamorato di una bella signora,
ma non osava dirglielo. Madame era anche una sua amica e un mattino passeggiando per i giardini delle Tuileries, naturalmente, guardando l’uomo apparentemente distratta disse: “Ditemi signore, ditemi il nome della donna che vi fa pensare”
“No signora” disse l’uomo un attimo dopo: “No, non vi dirò il suo nome, ma domani vi manderò il suo ritratto”
Il mattino dopo Lei si vide recapitare un elegante pacchetto. Tutta trepidante l’aprì e trovò una bustina vellutata: l’aprì e uno specchio rifletteva il suo volto.

Lucio Riva






Ascoltate (di Vladimir Majakovskij)

Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?

E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d'essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella!
Giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
"Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Si?!".
Ascoltate!
Se accendono
le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?








Che cos'è una madre?

Una piccola fessura in un muro interminabile

fatto di cemento e mattoni che copre l'orizzonte.

Un bacio di sfuggita in una stanza buia.
Un'unica stella in un cielo di montagna.
Uno strano calore attaccato alla tua pelle
ovunque ti trovi.

Romano Battaglia




Cuor di rubino (di Jacques Prévert)

Io so dire ti amo
ma amare non so
Del tuo cuor di rubino
cosa ne ho fatto?

All'amore ho giocato
senza saper giocare
Del tuo cuore di rubino
cosa ne ho fatto?

Il vetro è spaccato
il negozio sbarrato
il raso strappato
lo scrigno calpestato

Io volevo averti
volevo possederti
Giocavo all'amore
ma ho solo barato

Del tuo cuor di rubino
che cosa ne ho fatto
Adesso è troppo tardi
l’ho tutto saccheggiato

Il tuo cuore di rubino
non riesco neppure a venderlo
non esiste un ricettatore
per un amore rubato.

Traduzione di Matteo Cotugno





Immenso e rosso (di Jacques Prévert)



Immenso e rosso

sopra il Grand Palais
il sole d'inverno appare

e scompare

come lui il mio cuore svanirà

e tutto il mio sangue se ne andrà

se ne andrà in cerca di te

amore mio

bellezza mia

e ti ritroverà

ovunque tu sia.


traduzione di Matteo Cotugno




Il giardino (di Jacques Prévert)

Mille e poi mille anni
non saranno sufficienti
per raccontare
l'attimo di eternità
del tuo abbraccio
del mio abbraccio
un mattino nella luce d’inverno
al parco Montsouris a Parigi
a Parigi
sulla terra
la terra che è una stella.

traduzione Matteo Cotugno




Ieri ti ho baciato sulle labbra (di Pedro Salinas)



Ieri ti ho baciato sulle labbra.

Ti ho baciato sulle labbra. Intense,
rosse. Un bacio così corto
durato più di un lampo,
di un miracolo, più ancora.
Il tempo
dopo averti baciato
non valeva più a nulla
ormai, a nulla
era valso prima.
Nel bacio il suo inizio e la sua fine.

Oggi sto baciando un bacio;
sono solo con le mie labbra.
Le poso
non sulla bocca, no, non più
- dov'è fuggita ? -
Le poso
sul bacio che ieri ti ho dato,
sulle bocche unite
dal bacio che hanno baciato.
E dura, questo bacio
più del silenzio, della luce.
Perchè io non bacio ora
né una carne né una bocca,
che scappa, che mi sfugge.
No.
Ti sto baciando più lontano.


 



 


In sogno (di  Anna Achmatova)

Nero e duro distacco
che io sopporto al pari di te.
Perché piangi? Dammi meglio la mano,
prometti di ritornare in sogno.
Noi siamo come due monti…
non ci incontreremo più a questo mondo.
Se solo, quando giunge mezzanotte,
mi mandassi un saluto con le stelle.


 


La farfalla (di Tonino Guerra)



Contento, proprio contento

sono stato molte volte nella vita
ma più di tutte quando
mi hanno liberato in Germania
che mi sono messo a guardare una farfalla
senza la voglia di mangiarla. 


 


Eterna presenza  (di Pedro Salinas)


Non importa che non ti abbia,

non importa che non ti veda.

Prima ti abbracciavo,

prima ti guardavo,
ti cercavo tutta,
ti desideravo intera.
Oggi non chiedo più
né alle mani, né agli occhi,
le ultime prove.
Di starmi accanto
ti chiedevo prima,
sì, vicino a me, sì,
sì, però lì fuori.
E mi accontentavo
di sentire che le tue mani
mi davano le tue mani,
che ai miei occhi
assicuravano presenza.
Quello che ti chiedo adesso
è di più, molto di più,
che bacio o sguardo:
è che tu stia più vicina
a me, dentro.
Come il vento è invisibile, pur dando
la sua vita alla candela.
Come la luce è
quieta, fissa, immobile,
fungendo da centro
che non vacilla mai
al tremulo corpo
di fiamma che trema.
Come è la stella,
presente e sicura,
senza voce e senza tatto,
nel cuore aperto,
sereno, del lago.
Quello che ti chiedo
è solo che tu sia
anima della mia anima,
sangue del mio sangue
dentro le vene.
Che tu stia in me
come il cuore
mio che mai
vedrò, toccherò
e i cui battiti
non si stancano mai
di darmi la mia vita
fino a quando morirò.
Come lo scheletro,
il segreto profondo
del mio essere, che solo
mi vedrà la terra,
però che in vita
è quello che si incarica
di sostenere il mio peso,
di carne e di sogno,
di gioia e di dolore
misteriosamente
senza che ci siano occhi
che mai lo vedano.
Quello che ti chiedo
è che la corporea
passeggera assenza,
non sia per noi dimenticanza,
né fuga, né mancanza:
ma che sia per me
possessione totale
dell’anima lontana,
eterna presenza.









Marzo '79  (Tomas Tranströmer - Nobel 2011)

Stanco di tutto ciò che viene dalle parole, parole non linguaggio,
mi recai sull’isola innevata.
Non ha parole la natura selvaggia.
Le sue pagine non scritte si estendono in ogni direzione.
Mi imbatto nelle orme di un cerbiatto.
Linguaggio non parole.




I  ricordi mi vedono   (Tomas Tranströmer - Nobel 2011)



Un mattino di giugno, troppo presto 

per svegliarsi, troppo tardi per riprendere sonno.



Devo uscire nel verde gremito

di ricordi, e mi seguono con lo sguardo.

Non si vedono, si fondono totalmente
con lo sfondo, camaleonti perfetti.

Così vicini che li sento respirare
benché il canto degli uccelli sia assordante.



tratto da “Poesia dal silenzio


















Fiume all'alba (di Andrea Zanzotto)

Fiume all'alba
acqua infeconda tenebrosa e lieve
non rapirmi la vista
non le cose che temo
e per cui vivo

Acqua inconsistente acqua incompiuta
che odori di larva e trapassi
che odori di menta e già t'ignoro
acqua lucciola inquieta ai miei piedi

da digitate logge
da fiori troppo amati ti disancori
t'inclini e voli
oltre il Montello e di caro acerbo volto
perch'io dispero della primavera.







Nautica Celeste (di Andrea Zanzotto)

Vorrei renderti visita
nei tuoi regni longinqui
o tu che sempre
fida ritorno alla mia stanza
dai cieli, luna,
e, siccom'io, sai splendere
unicamente dell'altrui speranza.










Io ti chiesi (di Hermann Hesse)


Io ti chiesi perché i tuoi occhi
si soffermano nei miei
come una casta stella del cielo
in un oscuro flutto.
Mi hai guardato a lungo
come si saggia un bimbo con lo sguardo,
mi hai detto poi, con gentilezza:
ti voglio bene, perché sei tanto triste.






Il mio sentimento per te (di Alda Merini)


Il mio sentimento per te
è grande come la giovinezza
senza tremiti o baci
o pie discolpe.
Il nostro amore
per la carta pura
e la stampa migliore
dove lo sguardo
attira il sentimento
e l’acme della luna.




Questa catena di ferro (di Pedro Solinas)

Questa catena di ferro
che tanto pesa, è leggera
a portarsi e non la sento.
C’è un’altra catena fatta
di onde, di terre e di venti,
…di risate e di sospiri,
che mi lega non so dove…





 Valerio Magrelli
da Ora serrata retinae

Io sono ciò che manca
dal mondo in cui vivo,
colui che tra tutti
non incontrerò mai.
Ruotando su me stesso ora coincido
con ciò che mi è sottratto.
Io sono la mia eclissi
la contumacia e la malinconia
l’oggetto geometrico
di cui per sempre dovrò fare a meno.






Patrizia Valduga...

O datemi qualcuno che mi ascolti,
ché di parole straripo.. qualcuno
che mi prenda per mano e dei sepolti
dei fatti polvere e niente al raduno
mi porti... di occhi ho paura... di volti...
Non mi restava ormai niente e nessuno,
e come sanguinando intorno intorno
pesantemente in me cadeva il giorno.





di Valerio Magrelli


La cucina è gremita di oggetti

e veramente può sembrare un bosco.
Ogni pianta è al suo posto
sorge là dove è messa
con pazienza infinita riposa.
Pensate alle cose
alla flora
metallica delle posate.

ecco un esempio di come far diventare “poetiche” anche le posate… qualsiasi cosa… dipende da come la guardiamo, se lo facciamo con meraviglia, come se fosse la prima volta, come se fosse unica al mondo, quindi non più banale ma emozionante, misteriosa, evocante significati inimmaginabili… sino ad allora.
Il vero miracolo della poesia è nel far in modo che un modesto secchiello possa contenere tutta l’acqua di un pozzo… 







da rima palpebralis (Ora serrata retinae)
… Valerio Magrelli

La porta si chiude modulando
nei cardini il suono del corno.
E’ il canto della notte
l’armonia che giaceva
ignorata nel legno.
Chiunque passando provoca
la musica sepolta, che ogni volta
riaffiora diseguale.
Forse un linguaggio ne governa
i termini e le misure, forse il caso.
Il discreto disegno
della ruggine e dell’acqua
narra la segreta epopea della soglia.


ecco un altro bellissimo esempio di come un poeta, in questo caso Valerio Magrelli,
un affermato poeta contemporaneo, riesce a rendere poetico anche...
il cigolìo di una porta arrugginita... 




IN QUESTA NOTTE, IN QUESTO MONDO (di Alejandra Pizarnik)
A Martha Isabel Moia

In questa notte in questo mondo
Le parole del sogno dell'infanzia della morta
Non è mai questo ciò che uno vuole dire
La lingua natale castra
La lingua è un organo di conoscenza
Del fallimento di ogni poema
Castrato dalla sua stessa lingua
Che è l'organo della ri-creazione
Del ri-conoscimento
Ma non quello della ri-surrezione
Di qualcosa in maniera di negazione
Del mio orizzonte di sofferenza con il suo cane
E niente è promessa
Tra il dicibile
Che equivale a mentire
(tutto quello che si può dire è bugia)
il resto è silenzio
solo che il silenzio non esiste
no
le parole
non fanno l'amore
fanno l'assenza
se dico acqua, berrò?
Se dico pane, mangerò?
In questa notte in questo mondo
Straordinario silenzio quello di questa notte
Quello che succede nell'anima non si vede
Quello che succede nella mente non si vede
Quello che succede nello spirito non si vede
Da dove viene questa cospirazione dell'invisibilità?
Nessuna parola è visibile.

(da " Testi in ombra e ultimi poemi" [1971-1972])