martedì 19 luglio 2011

Agenda rossa (a Paolo Borsellino)


Chino, impietoso sguardo,
leggo sul viso di chi non t’aspetti,
verità indicibili,  incredibili,
stregonerie ai danni dello Stato
di chi lo Stato dovrebbe amare.

Le parole posso armare
mani potenti
a mescere sangue al sangue,
senza fine, senza scrupoli,
e Giovanni lo sapeva.

Annoto vetri acuminati
a dilaniare ogni credo,
a calpestare ogni etica,
arrossendo quest’agenda
come il mio cuore.


a Paolo Borsellino

Matteo Cotugno
tutti i diritti riservati

4 commenti:

  1. ...senza parole, Matteo... solo un cuore rosso
    Chapeau
    Vera

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  2. Bellissima poesia, molto toccante, profonda e commovente. Hai dei veri sentimenti che risaltano la tua bontà d'animo!....Paolo Borsellino, uomo da non dimenticare!!

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  3. Mi sono sempre domandato, chi sono i mandanti? Giovanni Falconi non era scomodo soltanto alla mafia, dava fastidio anche a coloro che intascavano mazzette, ai politici corrotti, in quel periodo (come adesso)i corrotti erano parecchi.C.Romano

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  4. Paolo Borsellino: «L'equivoco su cui spesso si gioca è questo. Si dice: "Quel politico era vicino a un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto". E no! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: "Beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria, che mi consente di dire quest'uomo è mafioso". Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, cioè le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato, ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza, si è detto: "Ah, questo tizio non è stato mai condannato, quindi è un uomo onesto". Ma dimmi un poco: ma tu non ne conosci gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c'è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre, soprattutto i partiti politici, a fare grossa pulizia, a non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati".»

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